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Cartagine o Carthago

Cartagine
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Parla di Cartagine la mostra “Carthago, il mito immortale” al Colosseo di Roma dal 27 Settembre 2019 al 29 Marzo 2020.

Questa è la prima grande mostra interamente dedicata alla storia e alla civiltà di una delle città più potenti e affascinanti del  mondo antico.

L’esposizione, promossa dal Parco archeologico del Colosseo, con l’organizzazione di Electa, è allestita nei monumentali spazi del Colosseo e del Foro Romano, all’interno del tempio di Romolo e della Rampa imperiale, con oltre quattrocento reperti, provenienti dalle più prestigiose istituzioni museali italiane e straniere, grazie a prestiti straordinari, frutto di un lavoro assiduo di cooperazione internazionale.

La mostra è un viaggio seducente tra gli spazi dell’Anfiteatro Flavio e del Foro Romano ripercorrendo le tappe che hanno visto nascere la città di Cartagine. Una rassegna che lega la città fenicia a Roma in un tessuto di scambi commerciali e culturali in cui il vero protagonista è il Mediterraneo, culla di civiltà.

Cartagine in latino Carthago o Karthago, il suo nome deriva dal fenicio  <QRT ḤDŠT>, Qart-ḥadaštCittà nuova, inteso come “Nuova Tiro , l’antica città fenicia, la più importante colonia punica del Mediterraneo.

All’epoca del suo massimo splendore, Cartagine era capitale di un piccolo impero che includeva territori dell’attuale Spagna orientale, la Corsica e la Sardegna sud-occidentale, la parte occidentale della Sicilia e le coste della Libia.

Fondata nel IX secolo a.C. sulle sponde dell’odierno Golfo di Tunisi come scalo commerciale fenicio, Cartagine lega, secondo la tradizione, il proprio nome a Elissa (Didone). La regina fuggita da Tiro per evitare una guerra civile e, dopo una lunga peregrinazione, qui si stabilì  in quei luoghi per regnare. Cartagine crebbe rapidamente in popolazione ed importanza fino a rendersi infine indipendente dalla madrepatria, e giungendo ad esercitare notevole influenza e controllo sul Mediterraneo occidentale e sul mar Tirreno.

A partire dal III secolo a.C. si pose in contrasto con Roma, che le disputava il controllo sulla Sicilia, il dominio dei mari e che in generale vedeva nella città punica una minaccia per la sua crescente egemonia e per la sua stessa sopravvivenza. Tale contrasto sfociò in un conflitto armato, che vide le due città opporsi in tre guerre, le famose  guerre puniche. 

Come è noto le Guerre Puncihe ebbero alterne vicende, la più celebre delle quali fu l’impresa del generale cartaginese Annibale, che valicate le Alpi affrontò e sconfisse l’esercito romano più volte, annientandolo infine a Canne  216 a.C. e restando padrone dell’Italia meridionale per 15 anni, senza però infliggere il colpo di grazia all’avversario. I romani risposero con le incursioni in Africa di Publio Cornelio Scipione, che riuscì infine a battere il generale cartaginese a Zama.

Carthago delenda est

«Cartagine deve essere distrutta» è la famosa frase latina pronunciata da Marco Porcio Catone, «Catone il Censore», al termine di ogni suo discorso al Senato a partire dal suo ritorno dalla missione di arbitraggio tra i Cartaginesi e Massinissa (re di Numidia) avvenuta nel 157 a.C., praticamente fino alla sua morte nel 149 a.C.

Catone, convinto che non fosse possibile né conveniente per i Romani venire a patti con il secolare nemico, aveva fatto di questo argomento il motivo conduttore di tutta la sua azione politica, tanto che ogni suo sermone, di qualsiasi argomento trattasse, finiva sempre con questa esortazione: «Ceterum censeo Carthaginem esse delendam» ,«Infine credo che Cartagine debba essere distrutta».

Al termine della terza guerra punica Cartagine fu infine conquistata e distrutta dalle legioni di Scipione Emiliano.

Circa un secolo dopo, all’epoca di Giulio Cesare, i Romani la ricostruirono, e la rinata città continuò a prosperare fin dopo la caduta dell’impero romano d’occidente, divenendo parte prima del regno vandalo e poi dell’impero bizantino.

Infine, nel 698 d.C., Cartagine fu occupata dagli Omayyadi, che di fatto la spopolarono lasciando al suo posto solo un presidio militare, mettendo così fine alla sua storia.

I suoi resti archeologici si trovano oggi all’interno del territorio della moderna Cartagine, città tunisina situata a 16 chilometri a nord-est della capitale.

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