Google avverte: «Se tenete a una foto, stampatela». Ecco il buco nero digitale
È una preoccupazione che sta molto a cuore a Vint Cerf, numero due di Google, ma anche uno dei papà di internet.
L’entusiasmo digitale spinge sempre di più a rendere “virtuale” ogni aspetto della nostra vita. Ricordi, le foto più care esistono come bit (sul nostro hard disk o in cloud), ma rischiano di essere persi con la continua accelerazione della rivoluzione digitale. Esisteranno sempre i bit, ma, ipotizza Cerf, potrebbero non essere interpretabili con software e hardware che diventano obsoleti. Il numero due di Google parla di “bit putrefatti”. Cerf ha parlato del metodo denominato “digital vellum”. In pratica si salva un oggetto digitale, ma anche ogni elemento utile per riprodurlo.