Il pane viene considerato l’alimento principale della mensa, tanto da essere identificato con il pranzare stesso.
Noto fin dal Neolitico, era utilizzato da Egizi e Ebrei.
Caravaggio
I racconti evangelici della Cena in Emmaus, della moltiplicazione dei pani e dei pesci e dell’Eucarestia lo identificano con il corpo di Cristo, facendone il fulcro teologico e iconografico della religione cristiana. Si deve all Caravaggio, e alle sue versioni della “Cena in Emmaus” , la capacità di rendere il pane davvero protagonista della tela, con un risalto della mensa che nessuno in precedenza aveva saputo rendere così suggestivo.
Annibale Carracci
Va detto però che l’immagine del pane nella pittura non è solo legata all’arte sacra, poiché questo alimento segna anche la lunga strada che la pittura percorre per inserire la descrizione della vita quotidiana. Ne è un’esempio il “Mangiafagioli” di Annibale Carracci (1583) che ci svela quale era il menù quotidiano di un contadino del Cinquecento, dove il pane è fondamentale come dimostra anche il gesto protettivo dell’uomo che tiene la mano posata sulla pagnotta, quasi timoroso di vedersela portare via.
Natura morta con pane e fichi
Luis Meléndez, altro pittore del ‘700 nato a napoli e vissuto a Madrid, è noto per le sue nature morte. Ecco la “Natura morta con pane e fichi”, in cui una grossa pagnotta si staglia prepotentemente in primo piano e “sfonda” la scena.
Pitocchetto
Gli autori nordici, con precisione quasi maniacale, non dimenticano mai di inserirlo nelle nature morte, ma forse alla sensibilità moderna si addice più il realismo di certi pittori italiani, come Giacomo Cerruti detto il Pitocchetto (1698-1797) nella sua celebre natura morta “Pane, salame e noci”
Salvador Dalì
Una vera ossessione nei confronti del pane l’aveva Dalì che indossava a mo’ di copricapo la tradizionale pagnotta catalana triangolare, a forma di cappello di torero:
“Tutti i miei gusti corrispondono alle idee che avevo già da bambino. Per esempio il pane che mi metto spesso sulla testa è un cappello con il quale mi presentai a casa quando avevo sei anni.
Svuotai un pan de croston, questa forma di pane catalano a tre punte, e lo misi in testa per stupire i miei genitori.”
A New York girò per settimane portando sotto il braccio una baguette lunga due metri.
Il suo “pane rivoluzionario” doveva stupire, sconvolgere, sovvertire le logiche, creare un oggetto estetico da contrapporre all’idea del pane come sopravvivenza.
Il 12 maggio del 1958, in occasione della Fiera di Parigi, accompagnato da una schiera di panettieri mascherati con baffi finti, Dalì sfilava in processione con una baguette lunga ben dodici metri.
Purtroppo oggi non si osservano più produzioni di artisti che privilegiano il pane, quasi a significare che non sia così importante celebrare questo alimento. Ormai anche l’artista lo vede come un normale carboidrato e non sembra per l’arte legato a quella ricerca di giustizia sociale che guidava ogni epoca.