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Muti e il no al Requiem di Mozart

Requiem di Mozart
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Con dispiacere di Muti, è stato detto no all’esecuzione del Requiem di Mozart in Santa Croce .

Un concerto doveva svolgersi il 5 dicembre  a Firenze  nella Basilica di Santa Croce, ad opera dell’Orchestra da Camera Fiorentina, con  l’esecuzione del Requiem e l’Ave Verum del grande Wolfang Amadeus Mozart. Il  5 dicembre è l’anniversario della morte di Mozart

A sorpresa, il priore, padre Paolo Bocci, ha dato parere negativo all’evento e dalla Basilica in cui avrebbero dovuto partecipare 1.200 persone, è stato spostato nel cenacolo sconsacrato con capienza di 300 spettatori.

C’è chi ha attribuito la scelta del prelato per l’appartenenza alla massoneria del  grande genio . Ma in serata padre Paolo ha precisato che la sua decisione è stata presa solo perché questo è un periodo penitenziale, quaresima francescana, e dunque la musica di Mozart non era indicata. Eppure due anni fa il concerto si tenne con successo. «A quel tempo le cose erano già state decise prima della mia nomina», ha spiegato il priore.

No al “Celestiale” Requiem di Mozart

«Sono dispiaciuto» commenta Muti, ” visto  il «no» del priore francescano, Paolo Bocci, ad accogliere in Santa Croce,  il Requiem e l’Ave Verum di Mozart, in occasione del tradizionale concerto  nel giorno della morte del «celestiale» genio di Salisburgo”

Celestiale sì, ma non per il guardiano Bocci, che ha spiegato la sua decisione sottolineando come quella di Mozart non sia, a suo parere, la musica giusta in questo periodo di quaresima francescana.

All’Orchestra da Camera Fiorentina, diretta da Giuseppe Lanzetta, ora è stato offerto il Cenacolo.

Il grande direttore d’orchestra sul no del prelato afferma:
«Intanto sul no alla musica in Chiesa ci sono alti prelati che la pensano al contrario e sono favorevoli ad ospitarla».

Muti continua sulla massoneria di Mozart
«La massoneria all’epoca di Mozart aveva un significato completamente diverso… La musica, che sia sacra o no, ha una sua sacralità… Come dice Sant’Agostino: cantare amantis est; fare musica, cantare, è di colui che ama».

In più Muti ricorda la sua direzione del Requiem  a Salisburgo  nel 1989, per la morte di Karajan.

I Requiem e la riflessione sulla vita e la morte

Il maestro rimarca anche che la storia della musica deve molto alla Chiesa. Tutti i più grandi musicisti nel corso dei secoli hanno lasciato componimenti sacri, e Muti stesso ha inciso sette Messe di Cherubini, di cui esiste già la tomba proprio a Santa Croce,  e il maestro si  sta adoperando per la  traslazione le spoglie di Cherubini da Parigi a Firenze, con il  coinvolgendo del  presidente Mattarella,  e la promessa di eseguire uno dei Requiem di Cherubini nella  Basilica di Santa Croce. Se vi fosse un diniego, si vanificherebbe tutto ciò che Muti vorrebbe fare».

Nelle Chiese oggi si dà spazio a canti pop, altro che la musica di Dio…
«Proprio per questo, invece di quelle schitarrate con testi banali, senza nulla che possa immedesimarsi nelle atmosfere spirituali, ho invocato il ritorno a immergersi in quello straordinario patrimonio: che si sia credenti o no, è un arricchimento culturale e spirituale. Non dico di fare solo musica colta, ma non ci può essere solo musica semplice e popolare».

Muti non si spiega il diniego, visto che mancano più di venti giorni al Natale  e il Requiem di Mozart non è collegabile a una messa funebre ma  è una pagina universale sul senso della morte».

Riguardo il secondo brano  l’Ave Verum Corpus, Muti sostiene che sia “talmente metafisico che porta l’animo a librarsi, indipendentemente dalla fede d’appartenenza. È un pensiero sulla morte aspettando la vita superiore. Muti ricorda che come riportato in tanti epitaffi “Non è la vita che muore: è la morte”.

Tutti i Requiem sono una riflessione sul trapasso e la musica ha sempre fatto parte della Chiesa.

Ma pensando a Mozart, se esiste il Paradiso, il Padreterno lo ha messo alla sua destra, Muti.

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