Il 5 febbraio 2020 è morto Kirk Douglas alla veneranda età di 103 anni. Qualche disinformato ha liquidato la cosa dicendo che era il padre di Michael Douglas, la cosa veramente lascia inebetiti, perchè è come dire che ricordiamo Vittorio Gasmann padre di Alessandro. Sembra che i successi del figlio più fortunato Michael faccia dimenticare le meraviglie di uno degli attori più versatili di Hollywood. Nel 1999 l’American Film Institute lo aveva inserito al 17º posto tra le più grandi star della storia del cinema americano
Sommario
La storia di Kirk Douglas
Kirk Douglas, nato come Issur Danielovitch e noto anche come Isadore Demsky era nato ad Amsterdam, nello stato di New York il 9 dicembre 1916, da immigrati ebrei bielorussi originari di Čavusy: Bryna Sanglel, detta Bertha (1884-1978) e Herschel Danielovitch, detto Harry (1884-1950).
Si laureò in Lettere presso la St. Lawrence University e si diplomò poi all’Accademia americana di arti drammatiche di New York.
Dopo aver prestato servizio nella Marina degli Stati Uniti durante la seconda guerra mondiale, incominciò a lavorare a teatro, recitando anche a Broadway, dove venne scritturato dal regista Guthrie McClintic, il quale gli suggerì di cambiare subito nome:
Issur Danielovitch optò quindi per Kirk Douglas, dal nome di un personaggio dei fumetti che era tra i suoi preferiti, e per Douglas, dal cognome della sua insegnante di dizione all’accademia.
La sua prima interpretazione cinematografica fu quella di un giovane procuratore distrettuale nel film Lo strano amore di Marta Ivers (1946) di Lewis Milestone, accanto a Barbara Stanwyck e Van Heflin; l’anno seguente affiancò Robert Mitchum e Jane Greer in Le catene della colpa di Jacques Tourneur. Successivamente recitò anche in ruoli brillanti, tuttavia la commedia non si addiceva alle sue caratteristiche, più adatte a ruoli forti, spesso cinici, da “duro”. Conquistò l’interesse del pubblico e della critica interpretando un pugile forte atleticamente, ma di scarse qualità umane, in Il grande campione (1949) di Mark Robson, prima nomination all’Orscar come miglior attore protagonista; il successo definitivo arrivò però con L’asso nella manica (1951) di Billy Wilder, in cui interpretò Chuck Tatum, giornalista senza scrupoli che specula sul dramma di un minatore intrappolato dopo il crollo in una miniera.
Seguirono Pietà per i giusti (1951) di William Wyler, accanto a Eleanor Parker, in cui interpretava un poliziotto spietato, e Il bruto e la bella (1952) di Vincente Minnelli, nei panni di un produttore cinematografico dal cuore di pietra verso la fragile diva Lana Turner. seconda nomination all’Orscar come miglior attore protagonista. In quegli anni fornì ottime prove anche nelle pellicole Chimere (1950) di Michael Curtiz e Lo zoo di vetro (1950) di Irving Rapper.
Nel 1954, dopo avere interpretato in Italia il mito di Ulisse di Mario Camerini, ove affiancò Silvana Mangano e Anthony Quinn, fondò una propria casa di produzione denominata Bryna Productions (dal nome della madre), con la quale realizzò i suoi più grandi successi da protagonista. Nel 1956 interpretò con grande efficacia il pittore Vincent van Gogh nel film Brama di vivere, diretto da Vincente Minnelli, terza nomination all’Oscar come migliore attore protagonista.
L’incontro con Kubrick
Nel 1957 è il momento di uno dei capolavori nella sua ricca filmografia, Orizzonti di gloria, pellicola fortemente antimilitarista diretta dal giovane Stanley Kubrick e al quale Douglas teneva molto. Sempre diretto da Kubrick, l’attore sarà il protagonista nel 1960 del kolossal Spartacus.
Ai tempi Kirk Douglas era uno dei più influenti attori di Hollywood, ed era anche produttore di molti dei film in cui recitava. Accettò di interpretare Orizzonti di Gloria perché voleva imbarcarsi in qualche progetto di giovani talentuosi. Quando, producendo e interpretando Spartacus, ebbe delle divergenze col regista Anthony Mann, chiamò Kubrick per rimpiazzarlo. Anche Douglas ha vissuto in modo ambivalente il suo rapporto con Kubrick, con il solito mix di irritazione e ammirazione.
Alla ricezione del Premio Life Achievement Award rilasciato dal sindacato degli attori statunitensi, Kirk Douglas raccontò la sua storia con Kubrick.
“Sono stato io a scegliere il giovane Stanley Kubrick, per Orizzonti di gloria, da me prodotto. Avevo visto Rapina a mano armata e mi aveva affascinato lo stile di riprese e mi aveva conquistato il montaggio. Nel 1957 mi battei come un leone per averlo come regista. Mi ha insegnato una regola base del mio lavoro: essere fotogenici come attore non ha alcun significato se sullo schermo vuoi apparire, prima di un uomo vero, un divo con un bel sorriso.
Con Stanley ricominciai tutto da capo. Avevo recitato con Billy Wilder, William Wyler, Michael Curtiz, ma è stato Stanley quello che seppe trasformarmi in un vero attore. Tutta la mia carriera è stata profondamente segnata dall’incontro, a volte scontro, con Kubrick. La qualità inconfondibile e la forza di Kubrick avevano un segreto: era un uomo che inseguiva i suoi sogni e pensieri, sempre.”
La perdita di Kubrik
I figli di Kirk Douglas – Michael, Joel, Peter ed Eric – sono con lui, pregano di parlare pochi minuti “della notizia che per nostro padre è un grande dolore perché gli dà il senso del tempo che passa.” Dice Joel: “I ricordi di Kubrick, i copioni di Orizzonti di gloria e Spartacus, ancora con tutte le notazioni a margine del regista, hanno un posto d’onore sulla sua scrivania. Mio padre ha sempre detto: ‘Solo un uomo ha un carattere più complicato e perfezionista del mio, Kubrick.’ Ho letto e riletto le note di Kubrick, a margine delle pagine dei copioni. Ne ricordo una: ‘Non aver paura di mettere la tua passione, anche quella più nascosta, in queste battute.’
Prosegue Kirk Douglas: “Non mi resta che rendere a Stanley, dopo tanti dissidi e riappacificazioni, i gradi del mio colonnello Dax nel film sulla Prima Guerra Mondiale e contro la guerra, che resta nella storia e che certo è servito anche a Spielberg per il suo lavoro. Abbiamo molto discusso con Kubrick, allora, ma non esitai a richiamarlo per Spartacus, dopo aver scelto un altro regista che mi deluse, per il film che produssi ancora io con la mia società. Kubrick non voleva fare il film all’inizio e non voleva come sceneggiatore Dalton Trumbo, che era stato nelle liste nere stilate da McCarthy ed era ancora in disgrazia, ma quella volta vinsi il suo carattere e suggellai un grande e fertile scontro di titani.”
Aggiungono i figli di Kirk Douglas: “Nella sua biografia, The Ragman’s Son, e in un altro libro di ricordi papà ha dedicato decine di pagine a Kubrick e tante volte ci ha detto: ‘Ha fatto di me un uomo e un attore d’onore richiedendomi concentrazione e disciplina. Le stesse cose che mio padre mi aveva chiesto.’ Quando papà scopriva che a volte riguardavamo suoi film come Il bruto e la bella o Ventimila leghe sotto i mari, si arrabbiava e diceva: ‘Dovete vedere Orizzonti di gloria: è il mio fiore all’occhiello.’ C’era una cosa che univa papà a Kubrick: il fatto di portare avanti le proprie convinzioni come una bandiera, anche contro chi aveva opinioni diverse.
Conclude Douglas: “Aspettavo il suo ultimo film e, conoscendo il suo perfezionismo, so che sarà difficilissimo per chiunque altro toccarlo.”
I Western
Nella sua lunga carriera fu anche un eccellente interprete di film western, tra i quali sono da ricordare Il grande cielo (1952) di Howard Hawks, L’uomo senza paura (1955) di King Vidor, e Sfida all’O.K. Corral (1957) di John Sturges: in quest’ultimo impersonò splendidamente il personaggio del medico Doc Holliday, al fianco di Burt Lancaster nel ruolo dello sceriffo Wyatt Earp.
Per tutti gli anni sessanta partecipò a film di vario genere, distinguendosi ancora per la sua presenza sanguigna e decisa; tra questi si segnalano il disneyano 20.000 leghe sotto i mari (1954) di Richard Fleischer, I vichinghi (1958) di Richard Fleischer, Noi due sconosciuti (1960) di Richard Quine, L’occhio caldo del cielo (1961) di Robert Aldrich, Due settimane in un’altra città (1962) di Vincente Minnelli (1962), Solo sotto le stelle (1962) di David Miller, Sette giorni a maggio (1964) di John Frankenheimer, Carovana di fuoco (1967) di Burt Kennedy, La fratellanza (1968) di Martin Ritt e Il compromesso (1969) di Elia Kazan.
Negli anni settanta e ottanta diradò la sua attività sul grande schermo; di questo periodo, Uomini e cobra (1970) di Joseph L. Mankiewicz, Un uomo da rispettare (1972) di Michele Lupo, Fury (1978) di Brian De Palma, Jack del Cactus (1979) di Hal Needham, Saturno 3 (1980) di Stanley Donen, L’uomo del fiume nevoso (1982) di George Miller e Due tipi incorreggibili (1986) di Jeff Kanew, ove apparve nuovamente in coppia con Burt Lancaster.
Oscar alla carriera
Ricevette tre candidature al Premio Oscar, senza mai vincerlo. Solo nel 1996 venne premiato con l’Oscar alla carriera. Il 16 gennaio 1981 ottenne una prestigiosa onorificenza civile statunitense, la Medaglia presidenziale della libertà, dal presidente Jimmy Carter. Douglas interpretò il suo penultimo film, Vizio di famiglia (2003) di Fred Schepisi, accanto a Michael, con i due che ebbero i ruoli di padre e figlio. La sua ultima apparizione al cinema risale al 2004, con il film Illusion di Michael A. Goorjian, nella parte di un regista moribondo. Saltuariamente attivo anche nelle produzioni televisive, apparve per l’ultima volta sul piccolo schermo nel 2008.
Ormai lontano dalle scene Kirk Douglas in ragione dell’età avanzata e delle limitazioni fisiche, si impegnò, attraverso i mezzi di comunicazione di massa, compresi i blog, in una campagna atta a indurre gli Stati Uniti d’America a chiedere perdono per la schiavitù delle persone deportate dall’Africa fra i secoli XVI e XIX e per le ingiustizie che gli afroamericani continuarono a patire anche dopo l’abolizione formale del regime schiavista, battaglia vinta nell’agosto 2008.
Kirk Douglas muore il 5 febbraio 2020 all’età di 103 anni: era l’attore vivente più anziano vincitore del Premio Oscar alla carriera.
La famiglia
Sono un siciliano appassionato da anni di programmazione web, grafica, foto e video. Creo e gestisco siti web, mi occupo di fotografia, e di tante altre cose che ti lascio scoprire seguendomi sui miei siti e social….