Il ciclo di trattamento dei rifiuti a cui fa riferimento il Workflow riportato consiste nell’insieme di tecniche volte ad assicurare che i rifiuti, qualunque sia la loro sorte, abbiano il minimo impatto sull’ambiente. Può riguardare sostanze solide, liquide o gassose, con metodi e campi di ricerca diversi per ciascuno. Protagonista di questo Wokflow è lo RSU, che non ha niente a che vedere con le rappresentanze sindacali, ma significa Rifiuto Solido Urbano.
Sommario
- Metodologie di trattamento
- Il ciclo della raccolta differenziata
- Riciclaggio dei rifiuti
- Frazione umida (Compost)
- Il ciclo della raccolta indifferenziata
- Trattamento a freddo dei rifiuti
- TMB e CDR
- Trattamento termico dei rifiuti
- Incenerimento e termovalorizzazione: Energia Elettrica e Termica
- Le Ecoballe
- Pirolisi e gassificazione: il riscaldamento
- Biomasse
- Discarica
- Il Costo dei Termovalorizzatori
- I Termovalorizzatori
- I costi dello smaltimento
Metodologie di trattamento
Le pratiche di trattamento dei rifiuti sono diverse tra paesi sviluppati e paesi in via di sviluppo, tra città e campagna e a seconda che i produttori siano residenziali, industriali o commerciali. Andrebbe capito dove siamo noi Italiani, tra i paesi sviluppati o quelli in via di sviluppo, e magari saper una città come Roma dove la collochiamo.
Il trattamento dei rifiuti per gli utenti residenti e istituzionali nelle aree metropolitane è solitamente responsabilità del comune, mentre il suo trattamento per utenti commerciali e industriali è solitamente responsabilità di colui che ha prodotto i rifiuti.
Lo schema sopra riassume le modalità e le filiere per il trattamento dei rifiuti solidi urbani secondo le attuali politiche di gestione in Italia. Si tratta di uno schema teorico che non sempre, non completamente e non dappertutto, è attuato allo stesso modo e soprattutto è solo una delle possibili modalità di gestione dei rifiuti. Evoluzioni tecniche e/o differenti indirizzi e priorità di gestione dei rifiuti possono comportare modifiche sostanziali allo schema, ma esso fornisce comunque uno schema di massima e le corrette terminologie riguardanti l’argomento.
Il ciclo della raccolta differenziata
In generale i rifiuti prodotti possono avere diverse destinazioni.
- finire nelle discariche
- essere raccolti in maniera differenziata
- essere utilizzati per produrre energia.
- riciclaggio, per le frazioni secche;
- compostaggio, per la frazione umida.
Il riciclaggio comprende tutte le strategie organizzative e tecnologiche per riutilizzare come materie prime materiali di scarto altrimenti destinati allo smaltimento in discarica o distruttivo.
Riciclaggio dei rifiuti
In Italia, il tasso di raccolta differenziata sta gradualmente crescendo (è oggi intorno al 22,7% per merito, soprattutto, delle regioni del Nord, dove supera il 35%), ma è ancora inferiore alle potenzialità. Soluzioni particolarmente efficienti come la raccolta differenziata porta a porta, ove adottate, permettono di incrementare notevolmente la percentuale di rifiuti riciclati.
A titolo di confronto, si consideri che in Germania il tasso di raccolta differenziata raggiungeva nel 2004 ben il 56% a livello nazionale.
Numerosi sono i materiali che possono essere riciclati: metalli, carta, vetro e plastiche sono alcuni esempi; vi sono tuttavia complessità associate ai materiali cosiddetti “poliaccoppiati” , costituiti da più materiali differenti, come ad esempio flaconi di succhi di frutta o latte, nonché per oggetti complessi, come automobili, elettrodomestici : non sono tuttavia problemi insormontabili e possono essere risolti con tecnologie particolari, in parte già adottate anche in Italia.
Particolare è il caso della plastica, che come noto esiste in molte tipologie differenti e può essere costituita da molti materiali differenti: PET, PVC, polietilene ecc. Tali diversi materiali vanno gestiti separatamente e quindi separati fra loro: questa maggior complicazione in passato ha reso l’incenerimento economicamente più vantaggioso del riciclo. Oggi tuttavia appositi macchinari possono automaticamente e velocemente separare i diversi tipi di plastica anche se raccolti con un unico cassonetto, pertanto l’adozione di queste tecnologie avanzate permette un vantaggioso riciclo.
Purtroppo in alcuni casi la plastica , quella di qualità inferiore, viene comunque avviata all’incenerimento anche se dal punto di vista energetico e ambientale non è certo la scelta ottimale.
Frazione umida (Compost)
Il compostaggio, come si vede dal grafico, si differenzia dal TMB , Trattamento Meccanico Biologico, per il fatto di trattare esclusivamente l’umido e non il rifiuto indifferenziato, anche se il TMB può comprendere un processo simile al compostaggio .Il compostaggio è una tecnologia biologica usata per trattare la frazione organica dei rifiuti raccolta differenziatamente sfruttando un processo di bio-ossidazione, trasformandola in ammendante agricolo di qualità da utilizzare quale concime naturale: da 100 kg di frazione organica si ricava una resa in compost compresa nell’intervallo di 30–40 kg. Tramite digestione anaerobica viene ottenuto anche del biogas che può essere bruciato per produrre energia elettrica e calore; in tal modo è possibile diminuire il livello di emissioni inquinanto della discarica e migliorarne la gestione approfittando anche della conseguente diminuzione dei volumi legata al riciclo dell’umido.
Il ciclo della raccolta indifferenziata
I rifiuti raccolti indifferenziatamente sono naturalmente molto più difficili da trattare di quelli raccolti in modo differenziato. Possono essere seguite tre strade principali:
- trattamenti a freddo, ovvero separazione e parziale recupero di materiali, biostabilizzazione e conferimento in discarica;
- Trattamenti a caldo ovvero incenerimento tal quale o a valle di separazione e produzione di CDR e conferimento in discarica;
- conferimento diretto in discarica (oggi molto usato, ma certamente da evitarsi).
In ogni caso è evidente che gli inevitabili scarti di questi processi finiranno per forza di cose in discarica.
Trattamento a freddo dei rifiuti
Scopo dei processi di trattamento a freddo dei rifiuti indifferenziati o residui (ossia i rifiuti che rimangono dopo la raccolta differenziata) è di recuperare un’ulteriore parte di materiali riciclabili, ridurre il volume del materiale in vista dello smaltimento finale e di stabilizzare i rifiuti in modo tale che venga minimizzata la formazione dei gas di decomposizione ed il percolato. Da questi processi (fra cui il compostaggio), si ricava in genere sia materiali riciclabili, sia il biogas, cioè, in pratica, metano.
TMB e CDR
Il principale tipo di trattamento a freddo è il Trattamento meccanico-biologico (TMB). Esso separa la frazione organica ed i materiali riciclabili: permette quindi un’ulteriore riduzione dell’uso delle discariche e degli inceneritori, il tutto con emissioni inquinanti nettamente inferiori rispetto a tali impianti. Infatti tratta i rifiuti indifferenziati a valle della raccolta differenziata, incrementando il recupero di materiali. In Germania, ad esempio, impianti TMB sono diffusi da circa una decina d’anni.
Il TMB può essere utilizzato anche per produrre CDR (combustibile derivato dai rifiuti): è questa l’applicazione principale che ufficialmente ne viene fatta in Italia, soprattutto al sud. In questo caso dovrebbe essere rimosso solamente l’umido ed i materiali non combustibili (vetro, metalli) mentre carta e plastica sarebbero confezionati in “ecoballe” da incenerire: in questo modo il trattamento a freddo si può intrecciare con quello termico.
Dati relativi al quantitativo di rifiuti trattati in Italia tramite TMB e riferiti al 2004 indicano un totale di 7.427.237 t di rifiuti, con un picco nelle regioni del sud 3.093.965 t. L’incidenza percentuale del dato relativo al 2004 indica un valore pari al 20,5% del totale di rifiuti smaltiti tramite biostabilizzazione e produzione di CDR. Le inchieste giudiziarie per la crisi dei rifiuti in Campania stanno tuttavia evidenziando che le “ecoballe” prodotte non sono classificabili come CDR, per cui i quantitativi ufficiali sopra citati dovranno essere rivisti sulla base degli esiti di più approfondite verifiche.
Trattamento termico dei rifiuti
Fra i processi di trattamento a caldo (o termico) dei rifiuti, si distinguono tre processi di base:
- Combustione (incenerimento)
- Pirolisi
- Gassificazione
Tutte queste tecnologie producono residui, a volte speciali, che richiedono smaltimento, generalmente in discarica. Sia in Italia che in Europa, gli impianti di trattamento termico di gran lunga più diffusi per i rifiuti urbani sono gli inceneritori.
Incenerimento e termovalorizzazione: Energia Elettrica e Termica
L’incenerimento è una tecnologia consolidata che permette di ottenere energia elettrica e fare del teleriscaldamento sfruttando i rifiuti indifferenziati o il CDR. Questi vengono bruciati in forni inceneritori e l’energia termica dei fumi viene usata per produrre vapore acqueo che, tramite una turbina, genera energia elettrica. La quantità di energia elettrica recuperata è piuttosto bassa (19-25%), mentre quella termica è molto maggiore. Tale energia recuperata è da confrontarsi con quella necessaria al riciclaggio, che a sua volta si compone di vari fattori: la separazione, il trasporto alle rispettive fonderie o industrie di base, la fusione o trattamento fino alla produzione del materiale base, uguale a quello vergine.
Le Ecoballe
Gli inceneritori con recupero di energia sono chiamati termovalorizzatori. I rifiuti, prima di essere inviati all’inceneritore, devono subire alcuni trattamenti per eliminare i materiali non combustibili e la parte umida. Il Combustibile Derivato dai Rifiuti (CDR) è un combustibile solido triturato secco ottenuto dal trattamento dei rifiuti solidi urbani (RSU) raccolto generalmente in blocchi cilindrici denominati ecoballe.
Il funzionamento di un termovalorizzatore può essere schematizzato:
- le ecoballe che arrivano dagli impianti di selezione sono conservate in un’area esterna dell’impianto.
Per mezzo di un carroponte, i materiali sono inseriti nel forno attraverso la tramoggia.
- I forni più diffusi sono dotati di griglie mobili che consentono di muovere i rifiuti durante la combustione
- il calore prodotto dalla combustione serve a far vaporizzare l’acqua di una caldaia per produrre vapore riscaldato.
- Il vapore mette in rotazione una turbina accoppiata ad un alternatore: si trasforma così l’energia termica in energia elettrica.
- L’acqua calda può anche essere utilizzata per il teleriscaldamento.
- Le ceneri vengono raccolte e smarrite in speciali discariche.
- I fumi sono filtrati allo scopo di eliminare gli agenti inquinanti, quindi vengono rilasciati nell’atmosfera attraverso il camino.
Pirolisi e gassificazione: il riscaldamento
La pirolisi e la gassificazione sono dei trattamenti termici dei rifiuti che implicano la trasformazione della materia organica tramite riscaldamento a temperature variabili (a seconda del processo da 400 a 1200 °C), rispettivamente in condizioni di assenza di ossigeno o in presenza di una limitata quantità di questo elemento. Gli impianti che sfruttano tali tecnologie in pratica, piuttosto che fondarsi sulla combustione, attuano la dissociazione molecolare ottenendo in tal modo molecole in forma gassosa più piccole rispetto alla originarie (syngas) e scorie solide o liquide. In confronto agli odierni inceneritori i rendimenti energetici possono essere maggiori se il syngas ottenuto viene bruciato in impianti ad alto rendimento e/o ciclo combinato, dopo opportuni trattamenti per eliminare eventuali vari residui, fra cui polveri, catrami e metalli pesanti a seconda del rifiuto trattato, mentre l’impatto delle emissioni gassose risulta sensibilmente ridotto. In particolare il rendimento in produzione elettrica può arrivare, a detta di alcuni produttori, a oltre il doppio del più moderno inceneritore o gassificatore
Biomasse
Nonostante la tipologia di rifiuti trattabili sia, per alcuni tipi di impianto, la stessa degli inceneritori, tuttavia sono pochi gli impianti di questo genere che trattano rifiuti urbani tal quali: molto spesso infatti riguardano frazioni merceologiche ben definite quali plastiche, pneumatici, scarti di cartiera, scarti legnosi o agricoli oppure biomasse in genere. Questi impianti più specifici sono maggiormente diffusi. Ciò nonostante vi è chi ritiene che gli impianti di pirolisi e di gassificazione siano destinati a sostituire in futuro gli attuali inceneritori anche per i rifiuti urbani, diffondendosi ulteriormente e divenendo i principali trattamenti termici di riferimento.
Va anche osservato che in genere gli impianti di pirolisi e/o gassificazione sono più piccoli degli inceneritori, cioè ciascun impianto tratta un minor quantitativo di rifiuti. Questo comporta alcuni vantaggi: anzitutto si evita il trasporto dei rifiuti per lunghe tratte, responsabilizzando ciascuna comunità locale in merito ai propri rifiuti (smaltiti in loco e non “scaricati” a qualcun altro). In secondo luogo la flessibilità e le minor taglia degli impianti permette facilmente di aumentare la raccolta differenziata e ridurre il quantitativo di rifiuti totali, politiche difficilmente attuabili con inceneritori da centinaia di migliaia di tonnellate annue che necessitano di alimentazione continua. Infine anche i costi di realizzazione ed i tempi di ammortamento dovrebbero essere inferiori.
Discarica
Il principale problema delle discariche è la produzione di percolato e l’emissione di gas spesso maleodoranti, dovuti alla decomposizione della frazione organica. Entrambi i problemi possono essere risolti rimuovendo la frazione organica mediante raccolta differenziata o pretrattando i rifiuti con il trattamento meccanico-biologico a freddo esposto in precedenza, riducendo fra l’altro anche i volumi da smaltire. La discarica può essere così usata per smaltire tutti i residui del sistema integrato di gestione dei rifiuti con un impatto ambientale minimo.
Costi e ruoli nel sistema integrato
La combustione dei rifiuti non è di per sé contrapposta o alternativa alla pratica della raccolta differenziata finalizzata al riciclo, ma dovrebbe essere solo un eventuale anello finale della catena di smaltimento. Inoltre è ovvio che, se un inceneritore viene dimensionato per bruciare un certo quantitativo di rifiuti, dovrà essere alimentato per forza con quel quantitativo, richiedendo di fatto l’ulteriore apporto di massa di rifiuti in caso di un quantitativo inadeguato.
Per ragioni tecnico-economiche la tendenza è oggi quella di realizzare inceneritori sempre più grandi, con la conseguenza di alimentare il “turismo dei rifiuti” (cioè il trasporto di rifiuti anche da altre province se non da altre nazioni). In Italia questo fenomeno è stato accentuato dai forti incentivi statali che hanno favorito l’incenerimento a scapito di altre modalità di smaltimento più rispettose dell’ambiente.
Nei fatti, tuttavia, l’incenerimento può generare logiche speculative alternative alla raccolta differenziata: lo dimostrano pressioni politiche e tangenti scoperte a settembre 2010 in Abruzzo mediante intercettazioni telefoniche. Qui si è deciso di abbassare gli obblighi di raccolta differenziata per favorire l’incenerimento, come “richiesto” da imprenditori interessati alla costruzione di impianti di incenerimento e che non “gradivano” che la raccolta differenziata raggiungesse anche solo il 40%.
Il Costo dei Termovalorizzatori
In Italia si sono inceneriti nel 2004 circa 3,5 milioni di t/anno su un totale di circa 32 milioni di tonnellate di RSU totale prodotto, cioè circa il 12% ; tale pratica specie al Nord è in aumento, e in Lombardia ad esempio raggiunge il 34%. Ciò che balza all’occhio è il grande ricorso allo smaltimento in discarica, che è in diminuzione, ma che interessa attualmente in tutto circa il 56,9% dei rifiuti urbani prodotti, con conseguenze ambientali che si vanno aggravando soprattutto nel Sud, dove i pochi impianti di trattamento finale sono ormai saturi e la raccolta differenziata stenta a decollare: gli inceneritori sarebbero perciò, secondo alcuni, da aumentare, soprattutto al Sud. Tuttavia, se si considera che nei comuni più virtuosi la raccolta differenziata supera già adesso l’80%, si deduce che persino al Nord essa è ancora molto meno sviluppata di quanto potrebbe e che in alcune aree del Nord gli impianti di incenerimento sarebbero perfino sovradimensionati. Pertanto, il timore di alcuni è che non si potrà sviluppare appieno la raccolta differenziata e il riciclo per consentire agli inceneritori di funzionare senza lavorare in perdita, oppure si dovranno importare rifiuti da altre regioni.
I Termovalorizzatori
Una considerazione importante è infatti che gli investimenti necessari per realizzare i termovalorizzatori sono molto elevati. Il costo di un impianto in grado di trattare 421.000 t/anno di rifiuti è valutabile in circa 375 milioni di euro, cioè circa 850-900 € per tonnellata di capacità trattatabile, e il loro ammortamento richiede, tenendo anche conto del significativo recupero energetico, circa 20 anni; perciò costruire un impianto significa avere l’«obbligo», sancito da veri e propri contratti, di incenerire una certa quantità minima di rifiuti per un tempo piuttosto lungo.
È emblematico a questo proposito il caso dell’inceneritore costruito recentemente dall’Amsa a Milano, Silla 2: inizialmente aveva avuto l’autorizzazione per bruciare 900 t/giorno di rifiuti, poi si è passati a 1250 e infine a 1450t/g. Se si guarda alla gestione dei rifiuti a Milano, ci si accorge che la raccolta differenziata raggiunge il 30% circa (dato sostanzialmente invariato da anni), e gran parte del rimanente viene incenerito da Silla 2. Si consideri che la media di riciclo della provincia di Milano è, escludendo il capoluogo, del 51,26% in costante miglioramento, e in particolare del 59,24% per i comuni con meno di 5 000 abitanti e del 55% per quelli fra i 5 e i 30 000, e che a Milano la raccolta dei rifiuti organici non è mai andata oltre la sperimentazione in piccole aree della città, nonostante il più che collaudato sistema di raccolta dei rifiuti porta a porta e la notevole sensibilizzazione della popolazione, che permetterebbero sicuramente di fare molto di più.
I costi dello smaltimento
È interessante confrontare i costi dello smaltimento dei rifiuti di una città come Milano che fa ampio ricorso all’incenerimento con quelli di città che puntano sulla differenziata: a Milano nel 2005 si sono spesi 135,42 €/abitante contro una media provinciale di 110,16 e contro gli 83,67 di Aicurzio, paese più virtuoso di Lombardia nel 2005 col 70,52% di raccolta differenziata. Il sindaco di Novara inoltre nel 2007 ha dichiarato che portando in due anni la raccolta differenziata nella città dal 35 al 68% si sono risparmiati due milioni di euro, mentre l’allora sindaco di Torino Chiamparino, per sostenere la necessità dell’inceneritore del Gerbido ha dichiarato che «in qualsiasi centro urbano superare il 50% è un miracolo, perché la gestione di questo tipo di raccolta ha dei costi non sostenibili per i cittadini»; eppure a San Francisco è oltre il 50% già dal 2001.
Alla luce di ciò mi chiedo, perchè la Germania riesce a riscaldare anche il proprio Parlamento con il reciclo e noi ci blocchiamo agli incenitori e termovalorizzatori ?
Non a caso uno dei grandi business della Mafia è la ” Monnezza”
Comunque Grata Grumber ha ragione perchè siamo ancora a caro amico
E dovremmo reciclare, salvare l’ambiente e ridurre i consumi